Perché Torre del Greco diventa la capitale dei cammei
I cammei incisi su conchiglia sono tra i gioielli più affascinanti e riconoscibili della tradizione artigianale italiana. Queste piccole opere d’arte racchiudono secoli di storia, gusto e maestria artigiana. Ma come è nata la loro fama mondiale? E perché Torre del Greco diventa la capitale dei cammei incisi su conchiglia?
I cammei nascono nell'antichità come incisioni per lo più su pietre dure - agata, sardonica, corniola, onice - che, grazie alla loro naturale stratificazione, consentivano agli artigiani di creare figure e scene in rilievo. Veri e propri piccoli capolavori ci arrivano dall'antichità e ci testimoniano la passione per questo tipo di lavorazione e per i gioielli con cammei.
Nel Settecento la tradizione dell'incisione su pietra dura subisce un'evoluzione dovuta all’arrivo di conchiglie provenienti dai Caraibi. Una svolta che apre un nuovo capitolo nella storia della glittica, arricchendola di nuove possibilità e di nuove soluzioni creative. La conformazione naturale peculiare di queste conchiglie, composte da strati di colore chiaro, rosato o bruno, ed il fatto che esse si presentavano più morbide e leggere da incidere rispetto alle pietre dure sopra citate, permetteva di realizzare cammei più grandi, dai toni caldi e con un contrasto cromatico perfetto per rappresentare volti femminili, divinità e figure allegoriche.
La relativa facilità di intaglio della conchiglia rispetto alle pietre consentì una produzione più rapida e standardizzata con il risultato che i cammei cominciano a divenire anche in una certa misura maggiormente convenienti, senza perdere in qualità della lavorazione del cammeo. Comincia così l'epoca del cammeo inciso a mano su conchiglia, periodo in cui maestri artigiani italiani e sempre più di Torre del Greco riescono a produrre veri e propri capolavori della glittica, diventando universalmente riconosciuti e riconoscibili per il loro stile.

L’epoca d’oro: il Grand Tour e la nascita della moda del cammeo
Nel Settecento e fino alla metà dell’Ottocento, l’Europa visse quella che possiamo definire l'epoca d’oro del cammeo. In questo periodo, le élite culturali ed aristocratiche europee intraprendevano il celebre Grand Tour, un lungo viaggio formativo incentrato sulla scoperta e lo studio di storia, arte, cultura classica; un vero e proprio rito di passaggio per la formazione di intellettuali e aspiranti governanti. L'Italia era meta privilegiata del Grand Tour; Roma, Napoli e Pompei divennero in Italia i luoghi più ambiti, mete che offrivano non solo paesaggi spettacolari ma anche un contatto diretto con la civiltà calssica . Uno degli obiettivi del Grand Tour era la conoscenza le radici dell’arte classica e del Rinascimento in Italia e, sulla scorta di questo interesse e dell'entusiasmo per la scoperta, proprio in quegli anni, di siti archeologici come Pompei ed Herculaneum si alimentò l'interesse per qualsiasi cosa appartenesse all'antichità, in particolare per oggetti da collezione come minuziose gemme incise e cammei di epoca o ispirazione romana. Collezionare e maneggiare gemme diede ai collezionisti europei un privilegiato senso di prossimità con la cultura classica antica. Antiquari fiorirono a Roma, Napoli e in altre città italiane per soddisfare la fame di questi avidi collezionisti. Ed è in questo scenario che molti viaggiatori tornavano anche con un nuovo, piccolo, tesoro: un cammeo inciso su conchiglia, simbolo di gusto e raffinatezza. Un souvenir perfetto per i turisti del Grand Tour, antesignani del turista moderno.
La moda del cammeo si espande
Quando le prime dame europee, soprattutto inglesi, tornate dal Grand Tour oppure affascinate dalle collezioni dei mariti iniziarono a indossare gioielli con cammei su conchiglia come ornamenti eleganti, nacque una tendenza che ben presto dilagò. Le riviste di moda ottocentesche, come la famosa The Englishwoman’s Domestic Magazine, consigliavano cammei come ornamento per qualsiasi outfit (come diremmo oggi!). Tendenza che arrivò fino alla regina Vittoria del Regno Unito che prese a collezionarli ed indossarli abitualmente, contribuendo a diffondere la passione per i gioielli con cammei anche nella borghesia, definendo il genere dei cammei vittoriani. La leggerezza e i toni caldi delle conchiglie caraibiche si adattavano perfettamente ai gusti dell’epoca: la pelle chiara e il profilo in rilievo risaltavano sui tessuti e sulle acconciature elaborate, spesso riprodotte con dovizia di particolari sui cammei stessi e su ritratti commissionati su cammeo.

Torre del Greco diventa la capitale dei cammei su conchiglia
Situata al centro del Golfo di Napoli, Torre del Greco era già nota dal Seicento per la pesca e la lavorazione del corallo. Gli artigiani torresi, esperti nel taglio, nella lucidatura e nell’incisione del corallo, avevano parallelamente sviluppato un know-how straordinario, e si trovarono preparati ad affrontare la nuova sfida del trattamento e dell'incisione sulle conchiglie tropicali. Favoriti dalla vicinanza al porto di Napoli, dove grazie agli intensi e ben ramificati commerci marittimi borbonici, le conchiglie caraibiche presero ad arrivare con continuità, i laboratori artigiani torresi svilupparono l'arte del cammeo. Sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, nascono le prime botteghe specializzate ed, in seguito, una vera scuola di incisione che forma generazioni di maestri del cammeo. In breve tempo, Torre del Greco diventa la capitale mondiale della lavorazione dei cammei su conchiglia: le creazioni torresi vengono esportate in tutta Europa e successivamente negli Stati Uniti, un mercato grande e ricettivo. La leggerezza delle conchiglie tropicali, introdotte in commercio attraverso i porti napoletani, fu pertanto la chiave del successo, rendendo i cammei su conchiglia la scelta perfetta per la produzione su larga scala, senza compromettere la raffinatezza artistica. E, intanto che il fenomeno del Grand Tour diventava sempre più ampio, i visitatori stranieri - inglesi, francesi, tedeschi e successivamente americani - restavano incantati dall’abilità degli artigiani del cammeo. Nei mercati di Napoli e Torre del Greco, i cammei diventavano souvenir colti, piccoli oggetti capaci di racchiudere la bellezza della classicità in pochi centimetri.
Le figure rappresentate - Venere, Apollo, Minerva, Cupido, busti classici, scene archeologiche - non erano solo decorazioni, ma veri e propri simboli di erudizione attestanti uno status. Possedere un cammeo significava mostrare non solo ricchezza, ma anche sensibilità artistica e conoscenza del mondo antico.

I cammei di Torre del Greco fanno il giro del mondo
Nel giro di pochi decenni, il cammeo di Torre del Greco divenne oggetto del desiderio acquistato dai nobili del Nord Europa, collezionato nelle corti, amato dagli artisti e spesso immortalato nei ritratti ottocenteschi.
Prese a rappresentare l’incontro perfetto tra arte antica e modernità, tra cultura classica e moda contemporanea: il simbolo di un’Italia che, attraverso le sue maestranze, sapeva conquistare il mondo. Torre del Greco, grazie alla perizia dei suoi maestri incisori e all’arrivo costante di conchiglie tra, fu in grado di rispondere a questa domanda crescente, trasformando una moda aristocratica in un’industria artistica fiorente grazie anche allo sviluppo di un tessuto imprenditoriale molto dinamico. Ancora oggi il cammeo di Torre del Greco è apprezzato in tutto il mondo. Accanto ai mercati tradizionali, agli Stati Uniti, al Giappone, nuovi mercati stanno accogliendo con grande entusiasmo i cammei originali di Torre del Greco e, contemporaneamente, nuovi design riescono ad entusiasmare un pubblico sempre più ampio alla ricerca di unicità ed autenticità artigianale. Tanti sono i designer di fama internazionale che portano il cammeo sulle passerelle decretandone, o meglio confermandone sempre più, il successo senza tempo.
